Vetta del monte Taranaki, Nuova Zelanda

Post

Comments   |   NOTIZIE

Parte 1
Vetta del monte Taranaki, ore 12; quarantasette, ho allungato il passo per raggiungere la vetta ed essere quassù in solitudine, sotto di me un mare di nubi, solo qualche strappo nel manto bianco e “pannoso” lascia presagire un paesaggio mozzafiato che arriva fino alle coste dell’isola nord della Nuova Zelanda., tutto intorno il pacifico. Dopo poco arriva il resto della compagnia, con Giovanni, Tim, Kris e Will, Ci ritroviamo tutti nella caldera della vetta siamo un gruppo di arboricoltori reduci dal Taranaki film festival, un evento organizzato amatorialmente ma che rappresenta un’iniziativa unica al mondo nel suo genere. Tre giorni spesi per vedere filmati e documentari sugli alberi, fare gare di treeclimbing e camminare in montagna. Qui trovi arborist, provenienti da tutto il mondo che portano con sé uno stile di vita unico, che è quello di scalare alberi e viaggiare fra foreste parchi naturali e montagne. La forma del M. Taranaki è di un cono vulcanico e man mano che guadagni quota la pendenza, diviene sempre più impegnativa, ultimo tratto della salita è caratterizzato da un’arrampicata facile una corsa da fare a quattro mani verso il cielo, per me divertimento puro, sicuramente una liberazione rispetto al ghiaione irto e scivoloso del tratto precedente situato a circa metà salita. Non sono però, qui per parlarvi dell’itinerario di salita al monte Taranaki, piuttosto vi voglio far addentrare nella misteriosa foresta di Goblin che si estende alle pendici del vulcano dormiente. La giornata è nebbiosa, e benché ci troviamo nel bel mezzo dell’estate australe, qui è freddo e l’aria è intrisa di umidità che infradicia la mia vecchia giacca da montagna che anche oggi come in tante altre occasioni mi protegge dalle intemperie. Questa giacca è forse l’oggetto o forse potremo definirla l’attrezzo al quale sono più affezionato con lei, ho sfidato le alte quote delle montagne andine, ho scalato sulle fradice pareti del Donegal in Irlanda, ho attraversato deserti in Australia e percorso centinaia di km nelle foreste della Tasmania, volato, sui cieli dell’atlante marocchino in parapendio e per non annoiarvi mi fermo qui ma ci sarebbero ancora tante da ricordare. La nebbia e la pioggia sono gli elementi che caratterizzano questa foresta gli alberi, crescono fitti, intricati tra loro e ogni albero è coperto da più e più strati di piante epifite che crescono una sull’altra lunghe barbe scendono giù dai rami contorti, chiome di foglie strette e lunghe spuntano fra le biforcazioni e dalle gobbe di questi alberi che hanno sicuramente fermato il loro movimento un attimo prima del nostro passaggio.

Parte 2
La foresta primaria della Nuova Zelanda è costituita da habitat unici al mondo ad esempio i fiori sono grandi e molto colorati soprattutto rossi perché l’impollinazione è fatta principalmente dagli uccelli, le api sono state portate dagli europei ma prima del loro arrivo non c’erano insetti che fungessero da impollinatori, anche le piante epifite sono abbondanti e presenti in numerose specie. Se avete mai avuto l’opportunità di vivere dentro ad una foresta primaria capirete che non sono i boschi antropizzati nei quali siamo abituati a camminare lavorare o svolgere altre attività, in queste foreste l’aria vibra gli alberi antichissimi irradiano un’energia potente che meraviglia e mette soggezione al tempo stesso. Cercherò di spiegarvi in poche parole qual sono la differenza. Gli alberi antichi quelli che hanno centinaia di anni o addirittura migliaia hanno compiuto un viaggio attraverso il tempo nei luoghi in cui sono radicati, hanno quindi vissuto cambiamenti climatici aggressioni d’insetti che hanno cercato di defoliarli, oppure prolungate siccità. Questi alberi hanno imparato a proteggersi dalle future avversità memorizzando i processi biochimici che gli sono stati necessari per sopravvivere. Ora immaginiamo che, in una foresta si realizzi un’esplosione demografica di un determinato insetto defoliatore, ebbene gli alberi più anziani che in passato hanno imparato ha combattere questo insetto cominceranno ben prima di essere aggrediti a emettere sostanze chimiche per ostacolare l’aggressione, magari emettendo sostanze tossiche nelle foglie, queste molecole sono accolte dagli altri alberi più giovani che hanno, per così dire, un’indicazione molto preziosa su come salvarsi.

Leave a Reply