Lo stereo dell’auto trasmette una vecchia canzone degli anni ottanta che mi riporta alle immagini televisive di Mike Buongiorno che grida allegriaaa. Gli anni ottanta sono stati pervasi da musica commerciale, dall’esplosione di programmi televisivi edulcorati dallo sfarzo più assoluto ma anche da un desiderio, anabolizzato di avventura, dalla musica che all’epoca sfondava nelle hit settimanali…
… ma che a mio avviso non reggevano il confronto con quella degli anni sessanta e primi anni settanta e invece oggi o meglio questa mattina mi sembra così bella, mi sembra che questi effetti delle tastiere riempiano, tutta l’atmosfera, ci stanno così bene con questa alba tinta di rosso, con gli strati sparati in cielo con l’azzurro che inizia ad intensificarsi, mi sembrano così belle queste canzoni anni ottanta che mi dico che le canzoni di oggi non reggono il confronto “ma scherziamo, davvero ma non c’è paragone” e così agito la testa e canticchio in un inglese raccapricciante, forever young. L’unica cosa che non mi rifarei mai sono quelle pettinature assurde e le spalline sulle giacche, si quelle le scordo volentieri. Per me la musica acquisisce un valore aggiunto se si è on the road, soprattutto ora in questo periodo strafottuto di covid del cazzo, finalmente sono di nuovo in strada, finalmente sto andando verso degli alberi di cui prendermi cura su cui salire, accidenti agli anni ottanta e alla loro cultura dell’avventura, ad Indiana Jones, Rambo, Roky e Terminator, mi hanno messo questo bisogno di adrenalina, questo bisogno di salire di fare cose fuori dall’ordinarietà, alla fine cosa potevo fare se non salire sugli alberi e far girare al massimo una motosega.
Comunque ora sono pervaso da quell’effetto di quieta eccitazione che da la caffeina ma che io ho sempre avuto nelle vene anche quando non bevevo il caffè e stringo il volante attento all’eutonia, ascolto quel pacato senso di stanchezza che ho sempre nelle gambe e alla base della schiena un mix di relax e dolenzia una sensazione della quale non mi sono mai liberato e dalla quale ho rinunciato a liberarmi, forse perché non mi riposo mai abbastanza o forse perché ho le vertebre schiacciate, perché quando scopri che nel tuo corpo qualcosa è cambiato un po’ ci ridi ma magari ti esce fuori anche una lacrima. Però l’eutonia è importante, è la capacita di mettere il giusto tono, la giusta forza, la giusta intensità e non un grammo di più quando stringi una cosa, quando mantieni una postura e per uno scalatore è un aspetto fondamentale, insieme all’equilibrio, alla coordinazione, alla capacità di percepire il proprio corpo nello spazio, fare cose difficili mi ha insegnato, a mantenere la concentrazione alta, su quello che succede attorno a me e in ciò che sta accadendo all’interno del io corpo, quando si pratica per molto tempo una disciplina ascoltando questi parametri si finisce per muoversi agevolmente, in situazioni che in principio sono snervanti ma non si abbandona più l’abitudine e si finisce per avere lo sguardo di un animale selvatico anche quando guidi l’auto sull’Aurelia la mattina alle sette. Ecco vedete parlo come se avessi appena finito di vedere il ritorno dello Jedi, non c’è niente da fare, sono pervaso da questa cultura televisiva anni ottanta.
Preso da questo autocompiacimento, mi sento apposto e in equilibrio, insomma una tipica sensazione in cui mi sento sereno e concentrato in cui è tutto così chiaro e tutto è al suo posto, anche il covid anche le tasse che continuano ad arrivare, anche le bizze dei tuoi figli del giorno prima, perché ora te ne vai verso sud sull’Aurelia e il sole è appena sorto. In genere non accendo mai la radio se ho dei pensieri che mi assillano, ho capito che i pensieri fastidiosi sono come alcuni ditteri, in Maremma ne abbiamo di tutti i tipi e si possono collezionare pizzichi di ogni forma, dimensione e prurito diverso. Si parte dal minuscolo pappataceo volgarmente chiamato serafica, che ti attacca a migliaia entrandoti nei capelli, nelle orecchie e ti punge senza pietà come se fosse il giorno del giudizio, in alcuni casi questi microsospici demoni fanno impazzire anche il bestiame, poi abbiamo i tafani anche loro di ogni dimensione e misura alcuni sono leggeri e volano a piccoli stormi altri sono grandi quasi come un piccolo uccellino e al posto dello stiletto hanno un pugnale ma la peggiore di tutte è la mosca cavallina, o meglio la stramaledetta, mosca cavallina, un insetto volante corazzato e testardo, quando ti si posa addosso non ti molla più finché non ti ha strappato dei pezzi di pelle lasciandoti uno dei più pruriginosi ricordi. Fortunatamente non è difficile da prendersi ma non puoi limitarti a scacciarla, perché come vola ti si riposa immediatamente addosso per morderti di nuovo che su alcuni soggetti umani possono anche un avere un effetto nefasto con febbre e brividi. Pensandoci bene le zanzare sono il male minore. I pensieri fastidiosi come questi insetti hanno nature e pesi diversi, alcuni ti ronzano solo intorno, come i tafani ma difficilmente ti pungono davvero, altri sono come le mosche cavalline finché non li hai schiacciati non te ne liberi ma stamani no stamani posso accendere tranquillamente lo stereo non ronza niente è tutto quieto. Poi imbocco il viale finale che mi conduce agli alberi, fermo il mezzo, sono ancora avvolto dalla magia della musica, fuori gli altri mi guardano attraverso il vetro e sorridono io temporeggio avvolto dalla musica alta ma poi.. proprio non vorrei ma devo spegnere.
Ogni volta non posso che apprezzare i tuoi scritti, mi ci ritrovo come se fossero pensieri miei.
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Questo passo è il picco di tutto lo scritto.
Un caro saluto Riccardo 🙂