LA VIA DELLA FORESTA

La mia famiglia possiede una casa alle pendici del Monte Amiata, dall’orto si gode la vista della montagna e il suo manto di alberi composto in maggioranza da castagni e faggi,le macchie più scure svelano la presenza di abetine di abete bianco. Ho frequentato la casa fin dai primi giorni di vita e sono cresciuto guardando quella vastità che anno dopo anno ha rafforzato il suo richiamo, un richiamo irresistibile. Da lontano soprattutto durante l’inverno si possono scorgere enormi monoliti che svettano tra le cime degli alberi.

Questa montagna è stato il punto di contatto tra i modelli che la mia fantasia e la voglia di avventura avevano costruito sotto lo stimolo delle epiche imprese di David Croket e i racconti di Jack London, il mito dell’uomo nella natura selvaggia, il confronto con le leggi della foresta che meglio di qualsiasi scuola o insegnante hanno educato il mio cuore. Così che man mano che diventavo più indipendente mi inoltravo sempre più nel cuore della montagna e seguivo strade e sentieri nuovi senza sapere mai da che parte mi avrebbero condotto. Camminando ho conosciuto questa montagna vagabondando da un masso all’altro, da una fonte alla successiva, alla ricerca delle impronte dei lupi sulla neve o di alberi giganti dalle forme contorte. Solo con il mio cane camminavo per giorni interi senza meta da un bosco all’altro mosso da uno spirito di avventura infantile semplice ma che mi avrebbe condotto senza ritorno verso la via della foresta perché solo nei boschi e nelle foreste ho sentito di vivere veramente connesso con l’origine ed il perché della mia vita. Se come me avete vagato nei boschi e nelle foreste ascoltandoli in solitudine avrete anche capito che ogni foresta ha una sua peculiare essenza.

Non è solo l’altezza degli alberi, la temperatura, l’umidità ed altri fattori di tipo ambientale che vi circondano a determinare ciò che quell’ambiente vi comunica ma anche la storia e l’intervento umano fanno si che sentiate sensazioni diverse da un luogo ad un altro. Sono proprio queste sensazioni che determinano l’esperienza che un bosco vi fa vivere. La maggior parte dei nostri boschi europei sono fatti di alberi giovani spesso impiantati oppure sottoposti a ceduazione, ovvero il taglio che a cadenza ventennale viene perpetrato su quelle essenze che hanno la possibilità di generare nuovi fusti direttamente dalla ceppaia. I boschi hanno subito un abbandono progressivo dall’alto medioevo ad oggi,infine l’era industriale ha determinato da parte della popolazione l’abbandono delle aree rurali e il trasferimento nelle città per impegnare il proprio lavoro nell’industria e nel settore terziario. Entrare oggi in questi boschi abbandonati mi fa la stessa impressione di quando Tolkien racconta nei suoi Epici libri Fantasy delle antiche civiltà elfiche o naniche che in ere passate compivano grandi opere spostando quantità immense di pietra e di legname. La meraviglia di vagare per le selve è anche quella di trovare antichi castelli diroccati dove con la fantasia si può viaggiare nel tempo e vedere con gli occhi delle antiche querce, mercanti che entravano e uscivano dal castello con merci venute dal mare, o vedere sentinelle sulle torri rivolte verso ovest stringere le palpebre per scorgere vascelli che si avvicinavano alle coste armate di lance ed archi fatti di frassini e tassi e con indosso corazze e giachi fatti del metallo estratto dal cuore più profondo dei monti e forgiato nelle fucine del castello al fuoco dei faggi tagliati sui versanti più fertili della montagna.

Perché ogni bosco ha una storia dove gli uomini sono stati protagonisti al pari delle città ma per conoscerla dobbiamo essere capaci di leggere le forme e la disposizione degli alberi, l’alternarsi delle specie e delle età diverse degli individui arborei che le compongono.

Solo se vi eserciterete in questo gioco potrete cogliere la potenza che emanano le antiche foreste primordiali che sempre più rare coprono la superficie di continenti a noi lontani o che regnano in sperdute ed impervie vallate dell’Italia e dell’Europa. Per capire le foreste non è solo necessario percorrerle, camminarci, osservarle dovete passarci del tempo, dormirci, ascoltare seduti la pioggia che vi cade e scende lentamente lungo i tronchi degli alberi impregnando a fondo il nero suolo organico, dovete sentire l’odore che risale dal profondo del terreno quando arriva il sole e il calore penetra in profondità nell‘humus bruno e ricco di vita riempire l’aria della migliore fragranza che le rocce e i muschi fanno esalare. La foresta è caos, lo stesso caos che l’astrofilo neofita scorge nell’osservare le galassie e come le galassie si muove a velocità per noi impercettibili, solo con una appassionato ascolto possiamo affinare la capacità di visualizzare l’onda di energia che fluttua nelle ere e muove ed evolve la storia delle foreste, luce, tempo, pioggia, vento e neve hanno lavorato a lungo per creare spontaneamente queste meravigliose opere della natura senza le quali noi uomini oggi non saremo ciò di cui ci vantiamo di essere.

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