Gli apparati radicali: conoscerli per la migliore gestione degli alberi ad alto fusto

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Ogni volta che guardiamo un albero sradicato a terra oppure pericolosamente inclinato verso una casa, ci chiediamo cosa sia accaduto al suo apparato radicale e come sia possibile prevenire in tempo situazioni analoghe. In questi casi non esiste prevenzione migliore della messa a dimora  effettuata correttamente.  Infatti gli incidenti che accadono alle radici  non sono del tutto casuali, ma spesso causa di errori da parte dei tecnici e degli operatori o di chi  si occupa  comunque dell’impianto. Sarà fondamentale seguire i seguenti criteri di base.


-LA MESSA A DIMORA
Deve tener presente le dimensioni dell’albero da adulto, quindi è fondamentale piantarlo distante da strade, palazzi, tubature sotterranee, fili della luce e del telefono, vialetti e marciapiedi, e ripidi pendii. Molto importante è valutare il diametro e la condizione della zolla radicale. In teoria dovrebbe essere almeno tre volte la circonferenza del tronco (ma spesso non lo è!),e ovviamente non presentare ferite o piegature anomale delle radici.

-IL RAPPORTO CON IL TERRENO
Capire quale terreno ospiterà l’albero garantisce di non commettere gravi errori associando apparati radicali che non sono compatibili con la tessitura o la permeabilità di un terreno, senza poi dimenticare il pH, ovvero la reazione del terreno, altro fattore importantissimo.Questi fattori appena citatati sono ciò che fa la differenza tra l’avere una zolla radicale proporzionata e funzionale ed un apparato radicale sofferente, che prima o poi ci darà i suoi problemi. Siamo tutti d’accordo che il terreno ideale è fresco ed areato, dove le radici possono penetrare in profondità. Ma ciò potrebbe non essere sufficiente: infatti col passare del tempo l’albero aumenterà di volume e quindi di peso, ed il suo stesso peso, gravando sulla zolla radicale compatterà il terreno (limite evolutivo),creando così, due differenti densità tra la zolla radicale ed il terreno circostante. Tutto questo crea il presupposto per lo sradicamento quando una forza esterna, come il vento, imprime tensioni di taglio sul tronco e radici. Dobbiamo quindi offrire degli appoggi e degli ancoraggi alle radici e per farlo dovremo cercare ispirazione dai modelli naturali. Le radici esplorano il terreno in cerca di acqua e risorse minerali, ma anche di oggetti solidi ai quali aggrapparsi per dare stabilità al sistema albero. Ecco il perché dei danni alle tubature. La risposta ai problemi di stabilità potrebbe trovarsi dunque nel collocare nel terreno pietre di grandi dimensioni a qualche decina di cm dal colletto, con diametri decrescenti man mano che ci allontaniamo dal centro. Con questi ancoraggi le radici creeranno legami solidi e vi scaricheranno sopra il peso diminuendo così il compattamento della zolla. Per capire meglio il meccanismo dobbiamo visualizzare il momento flettente che si  trasmette alle radici quando il vento imprime la sua forza sulla chioma. Nel momento in cui il tronco si inclinerà le radici disposte su un piano orizzontale si troveranno a comportarsi in due modi distinti, a seconda che si trovino sopra o sotto vento. Le radici che stanno sopra vento tenderanno ad essere sottoposte a forze di tensione ovvero di sradicamento. Quindi nel loro accrescimento cercheranno appigli solidi ai quali agganciarsi. Mentre quelle sotto vento che sono sottoposte a forze di compressione, tenderanno ad estendersi per migliorare la superficie di appoggio aumentandola.

– IL PALO TUTORE
Esistono vari sistemi per tutorare un giovane albero, ma sia che si usino uno o più pali vi è un concetto importantissimo e che quasi sempre viene disatteso: è bene che il tutore non mantenga sospesa la pianta (o ancor peggio, sia la pianta a sostenere il palo!), ma il peso deve scaricarsi completamente sul terreno così da permettere all’albero anche un minimo di oscillazione. Questo è fondamentale perché l’albero è un essere vivente e le sollecitazioni del vento lo stimolano a rinforzare il fusto e a creare un apparato radicale forte e ben strutturato. Paroxetine

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